Grazie alla newsletter di Project:IN Avvocati (https://www.linkedin.com/comm/pulse/492025-errare-humanum-perseverare-meglio-non-essere-novuf), segnalo questo articolo sul down di Cloudflare del 5 dicembre: https://www.linkedin.com/pulse/what-caused-global-cloudflare-outage-december-5-sxjae/.
Riassumendo, era stata individuata una vulnerabilità sui sistemi usati da Cloudflare, che ha quindi sviluppato una modifica per proteggere i clienti da attacchi che sfruttano questa vulnerabilità. Però la modifica ha comportato il degrado dei servizi di Cloudflare per 25 minuti.
Mi piace copincollare il commento della newsletter di Project:IN Avvocati: "Forse dovremmo abituarci, pian piano, a servizi che possono anche non funzionare per un'ora, o una mattina, o una giornata. E questo con buona pace dei presidi di sicurezza - che ci sono, perché il lavoro degli admin (anche di Cloudflare) è incessante, anche se.. umano. L'architettura dei servizi del web, invece, cresce a ritmi non umani, e a farne le spese talvolta sono gli utenti (piccoli e grandi) di servizi che diamo per scontati. Non dovremmo".
Da qualche anno vorrei scrivere un romanzo ambientato in un futuro in cui Internet non funziona e non si riesce più a far ripartire a causa di un malware persistente. Vorrei scriverlo ambientato 10 o 20 anni dopo il grande incidente, raccontando di tentativi per farlo ripartire (per esempio in Islanda, in quanto piccolo) e dei ricordi di chi ha vissuto gli anni immediatamente successivi l'evento. Peccato che non abbia idea di che storia raccontare e non ho neanche provato a iniziare a scrivere le prime righe. Però la mia immaginazione non mi sembra lontana dalla possibilità che Internet possa non funzionare per qualche tempo.
Altra riflessione: il costante accentramento delle tecnologie, sempre più in mano a pochi produttori e fornitori di servizi, è facilitato anche dai nostri legislatori e governi; mi chiedo se ne sono consapevoli.