L’aumento sempre più costante dell’intelligenza artificiale (IA) nel mondo ha portato all’esigenza di tutelare, attraverso norme, questa tecnologia.
Tale esigenza normativa è stata raccolta da potenze come la Cina, una tra le più rilevanti realtà di distribuzione e avanguardia per quanto concerne l’IA.
L’approccio di Pechino alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale, infatti, sta diventando più strutturato e complesso, riflettendo un tentativo di bilanciare il sostegno all’innovazione tecnologica con la necessità di controllarne i rischi associati.
Nell’ aprile 2023, ad esempio, a seguito della riunione dell’Amministrazione Cinese per il Cyberspazio (CAC) sono state valutate e approvate le “Misure provvisorie per la gestione dei servizi di intelligenza artificiale generativa”.
Tali misure, di cui è stata disposta l’entrata in vigore nell’agosto 2023, rappresentano un tentativo di regolamentare in modo più specifico le applicazioni di IA generativa, come quelle che generano testo, immagini e contenuti video, e sono state volte a garantire lo sviluppo dell’IA in termini di attendibilità e sicurezza, anche in riferimento a quanto previsto dal “Codice etico di nuova generazione dell’intelligenza artificiale” del 2021, che mira ad integrare una serie di principi etici generali e fornire orientamenti a persone fisiche, persone giuridiche e altre istituzioni cinesi che sono impegnate in attività applicabili all’intero ciclo di vita dei sistemi di Intelligenza Artificiale.
Inoltre, di recente, l’ufficio dell’Economia e della Tecnologia dell’Informazione di Pechino ha pubblicato un libro bianco in cui afferma che la Cina sta avanzando nella ricerca e nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e continuerà a guidare il paese nella tecnologia correlata all’innovazione.
Tra le recenti innovazioni di IA da parte della Cina, si può citare ERNIE Bot (Enhanced Representation through Knowledge Integration) un prodotto di servizio chatbot IA di Baidu, principale motore di ricerca in lingua cinese, in fase di sviluppo dal 2019.
La chatbot in questione si basa su un ampio modello linguistico denominato “Ernie 4.0”, annunciato il 17 ottobre 2023, in grado di comprendere le intenzioni umane e fornire risposte accurate, logiche e fluenti che si avvicinano al livello umano.
Durante una conferenza stampa presso la sede centrale di Baidu a Pechino, il cofondatore, presidente e amministratore delegato della Società, Robin Li, ha presentato le capacità complete di ERNIE Bot attraverso cinque scenari: creazione letteraria, scrittura commerciale, calcolo matematico, comprensione della lingua cinese e generazione multimodale.
Le normative emanate da Pechino stabiliscono rigorosi requisiti per i fornitori di servizi di IA, includendo il rispetto dei valori socialisti fondamentali per il Paese, la prevenzione della discriminazione e la salvaguardia della sicurezza dei dati personali. Inoltre, si enfatizza la trasparenza e l’affidabilità dei servizi di IA generativa, con regole specifiche per la moderazione dei contenuti e l’etichettatura del materiale multimediale prodotto.
Una novità importante è la recente introduzione di un sistema nazionale per la verifica e la sicurezza dei modelli di IA, con il supporto di organizzazioni di valutazione terze.
Questa mossa suggerisce un impegno crescente verso una regolamentazione efficace e applicata, anche se i dettagli operativi rimangono ancora da vedere.
In generale, queste misure sono viste come parte di un tentativo più ampio di posizionare la Cina come leader nella regolamentazione dell’IA, bilanciando la promozione dell’innovazione con la mitigazione dei rischi per la sicurezza e la stabilità sociale.
Nonostante le recenti strette regolamentari, Angela Huyue Zhang, professore di diritto presso l’Università di Hong Kong, prevede un approccio relativamente accomodante nei confronti delle questioni di copyright legate all’IA, riflettendo la priorità data alla crescita del settore IA nazionale.
In merito alla politica di regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale adottata dal governo cinese, infatti, il nuovo libro di Zhang, intitolato “High Wire: Come la Cina Regola i Big Tech e Governa la Sua Economia” illustra come, nell’ottica di favorire la crescita dell’industria nazionale dell’IA, la Cina affronti la regolamentazione tecnologica seguendo quasi sempre una progressione in tre fasi: un iniziale approccio accomodante nei confronti delle aziende per espandersi e competere, improvvisi interventi più stringenti che riducono i profitti e, infine, un nuovo allentamento delle restrizioni.
Questa oscillazione tra liberalizzazione e restrizione è emersa chiaramente nel trattamento riservato a giganti tecnologici cinesi come Alibaba e Tencent.
Durante la fase di liberalizzazione, queste aziende hanno potuto espandersi senza molte restrizioni, portando a un aumento del loro potere di mercato.
Tuttavia, nel 2020 il governo cinese ha avviato una stretta sulla tecnologia, indagando sulle fusioni e acquisizioni passate condotte da tali aziende e infliggendo multe pesanti per violazioni antitrust.
Nonostante questi interventi rigorosi, gli studiosi notano che la regolamentazione ha poi rallentato, indicando una possibile tregua tra le autorità cinesi e le aziende tecnologiche nazionali
Secondo Zhang, il modello si adatta a quasi tutti i settori: dalle innovazioni finanziarie come i prestiti peer-to-peer a metà degli anni 2010 all’insegnamento online, che è esploso in popolarità durante la pandemia.
Secondo Zhang, attualmente, l’IA si trova in piena fase di liberalizzazione. Questa tecnologia infatti sta dimostrando che gli interessi del governo e delle aziende cinesi sono al momento strettamente allineati. In questo senso, l’Intelligenza Artificiale è vista come cruciale per raggiungere gli obiettivi della Cina di supremazia tecnologica e autosufficienza.
Durante l’ultima riunione parlamentare annuale della Cina a marzo, il presidente Xi Jinping ha inoltre coniato il termine “nuove forze produttive di qualità”, intendendo i nuovi settori che ci si aspetta contrastino l’attuale rallentamento economico della Cina. E una campagna focalizzata sull’IA è stata esplicitamente menzionata in questo contesto.
Da un punto di vista prettamente normativo, mentre l’UE ha adottato regolamentazioni più severe sull’IA, come quelle riguardanti i deepfake e gli algoritmi di raccomandazione, la Cina ha reagito più rapidamente, presentando però un focus maggiore sul controllo dei contenuti politicamente sensibili piuttosto che sulla protezione dei diritti umani.
Ciò può essere attribuito alla stretta relazione tra l’Amministrazione Cinese del Cyberspazio e il Partito Comunista, che ha interessi specifici nel controllo dell’informazione online.
Ma Zhang crede che queste regolamentazioni siano rigide solo quando si tratta di libertà di parola e controllo dei contenuti, ambiti in cui il governo cinese è diventato sempre più rigoroso.
Oltre a ciò, le recenti regolamentazioni offrono principi vaghi e poche misure esecutive per prevenire che l’IA causi danni, inclusi danni ai diritti umani dei cittadini cinesi.