Avete presente il “pezzotto”? Il sistema che permette di accedere a streaming illegale di calcio, film e tanto altro normalmente sotto abbonamenti più costosi. Bene, è una attività illecita per chi la genera e per chi l’acquista sotto banco per usufruirne.
L’ente governativo AGCOM, ha deciso di mettere fine a questa attività con una piattaforma chiamata Piracy Shield che sarebbe studiata per contrastare il sistema illegale.
Oggi provo a mettere a fattor comune alcuni dettagli per far capire perché questa piattaforma non produrrà mai nulla di buono, non funziona e crea solo danni a tutti. Tutto questo premettendo che non ho alcun interesse nel mondo del calcio (anzi non lo sopporto proprio), né nel commercio illegale di contenuti streaming. Però in compenso mi occupo di tecnologia e sicurezza delle reti da circa vent’anni.
Perché fallisce? Perché sta bloccando e bloccherà in Italia, persone e servizi leciti, che non hanno nulla a che vedere con il calcio illegale. Chiunque abbia bene a mente il funzionamento di Internet, non può fare a meno di pensare all’enorme pericolosità che Piracy Shield avrebbe già in fase di studio a livello teorico, calcolando con esattezza tutto quello che effettivamente accadrebbe con un sistema del genere in funzione.
Piracy Shield non è niente di innovativo: blocca in maniera permanente indirizzi IP che vengono registrati come utilizzati per streaming illegale.
Senza la necessità di analizzare codice sorgente e altri dettagli, questa frase è già sufficiente a capire che il sistema, con l’Internet attuale, non può funzionare per fare un lavoro serio.
Bloccare in maniera permanente un indirizzo IP è qualcosa di estremamente pericoloso e sbagliato che possa esser fatto al giorno d’oggi. Internet è basato su indirizzi IP, la maggior parte dei quali “dinamici”, che significa che l’utilizzatore ne usufruisce per un tempo limitato e poi il provider lo assegnerà ad un altro servizio chissà dove e chissà di che tipo.
Quel blocco quasi certamente sarà un grave problema per qualsiasi altro servizio perfettamente lecito, che si troverà comunque sempre bloccato. E’ già successo, era ovvio, e continuerà matematicamente a succedere.
Inoltre Internet (e ancora di più quello dei giorni nostri) è strutturato in maniera che un indirizzo IP che eroga un servizio non sia associato ad un singolo servizio, ma il server che rappresenta, può erogare tanti servizi, talvolta anche tantissimi. Questo significa che lo stesso indirizzo IP può servire per erogare servizi di ogni tipo, anche indipendenti tra loro, ed estremamente lontani.
Quando si decide dunque di bloccare per sempre un indirizzo IP, si deve essere consapevoli che non si sta bloccando solo il sistema nel quale tale indirizzo viene rilevato (ad esempio l’attività illegale), ma si bloccano anche tutti gli eventuali altri servizi ad esso collegati e si bloccheranno in futuro tutti i servizi che “dinamicamente” prenderanno tale indirizzo IP dal provider.
Il blocco permanente non è una bella idea. Per niente.
Ricordiamo inoltre che essendo parte governativa italiana, tutte le azioni di Piracy Shield hanno effetti tangibili unicamente in Italia (per chiunque basterebbe una VPN per continuare a fruire dei servizi).
Inoltre a questo si aggiunge il fatto che, seppur viene bloccato l’IP di una attività illegale, questo non blocca il criminale nell’agire, al quale basta cambiare IP per continuare la propria attività con un altro indirizzo, e poi un altro e così via.
Considerando che questa piattaforma governativa è stata strutturata quasi al 100% per bloccare streaming illegale di partite di calcio (figurati se in Italia ci mettiamo a studiare le reti e la sicurezza, però tutti esperti di fuorigioco), bloccare permanentemente un indirizzo IP che viene adoperato per attività illecite della durata massima di due ore a giornata (per poi venir attribuito quasi sicuramente ad un altro servizio), è una vera e propria follia.
Davvero pensiamo che Internet non sia davvero niente di più importante di due ore di partite di calcio?
Per tutti coloro che a questo punto stanno pensando che basterebbe trasformare il blocco permanente in un blocco temporaneo, vorrei ricordare che (ovviamente) sarebbe una forma di mitigazione del danno attuale con il blocco permanente, ma non è una soluzione accettabile. Bloccare un indirizzo IP che serve anche a cose estremamente importanti è dietro l’angolo in ogni momento e, udite udite: via Internet viaggiano cose anche molto più importanti di una partita di calcio, spesso anche vitali e spesso due ore possono equivalere ad una eternità.
Quando si fermerà questo scempio? Beh in Italia si dice “quando ci scappa il morto”. E sarà così anche stavolta. Non vedo l’ora di leggere il comunicato di AGCOM dopo che la loro grande piattaforma ha bloccato per sempre il sistema di controllo remoto di un sito nucleare sottoposto a monitoraggio costante; oppure il servizio di collegamento di una centrale idroelettrica che smetterà di funzionare in assenza di Rete e magari alla quale è collegata una parte di un ospedale d’urgenza che si ritroverà isolato.
Qui purtroppo ho terminato tutta la fiducia che finora si poteva riporre sullo studio di questa piattaforma. La risposta per me qui è banale e semplice: in Italia c’è una grossa carenza di personale IT esperto e che conosca davvero come funzionano le cose. A tutti i livelli della società, persino in queste posizioni di sviluppo.
Non ci sono altre spiegazioni: chiunque abbia studiato e sperimentato tecnologie di rete negli anni ’80, ’90 e ’00, non può nemmeno pensarla una cosa di questo genere, visto che la disponibilità di una risorsa in rete è il primo presupposto per la sicurezza di quella stessa Rete.
Il vero motivo è che in Italia il calcio interessa a tutti (compresi i soldi che ci sono dietro), mentre invece a nessuno nei decenni addietro è mai interessato niente di studiare (gratis) tecnologie e sviluppo IT. Salvo svegliarsi ora tutti nel 2024, con in mano una pletora di strumenti eccelsi, dei quali nessuno capisce nemmeno come si accenda il motore (pensiamo a Chat-GPT e al fatto che gli esperimenti con intelligenza artificiale, volendo, gli si poteva fare in casa anche decenni fa).
Sì, le soluzioni esistono ovviamente. Non sono quelle più semplici, ma sono quelle giuste. Una su tutte in questo caso, risponde alla famosa frase “segui i soldi”. In un Paese normale il “pezzotto” verrebbe pagato in Bitcoin forse, ma siamo in Italia anche lato criminale e la maggior parte delle persone si fa fare bonifici e ricariche su carte prepagate postali senza alcun problema.
Vi sembra normale che bonifici ricorrenti di questo genere non facciano scattare dei controlli su chi li riceve?
Ecco, prima di bloccare indirizzi IP (visto che di reti non ne capiamo una mazza), preoccupiamoci delle carte prepagate che abbiamo in giro e a come vengono utilizzate.
Altra soluzione: diffondiamo il calcio con servizi alla portata di tutti e la gente non si fa in quattro per piratarlo. La pirateria è sempre esistita in qualsiasi ambito, la maggior parte di questi l’ha combattuta proprio grazie ad Internet e alla penetrazione che ne ha permesso economicamente in tutte le tasche. Anche il calcio può diventare così, alla portata di tutti e la gente pagherà per averlo, perché può permetterselo. Il “pezzotto” non è gratis, si paga, ma meno di ciò che vorrebbero i big del calcio. E’ arrivato il momento di scendere dal piedistallo del calcio e rivedere il marketing e la penetrazione che possiamo svilupparne con nuovi business (prima che pure quello ce lo rubino dall’estero come succede con tutto il resto).
Quindi ora dovrebbe essere tutto più chiaro. Internet è una rete che ha regole solide e ben note (non a tutti!), Piracy Shield non è compatibile con questa versione di Internet e rischia solo di fare danni a persone innocenti che non hanno nulla a che vedere con lo streaming illegale. Se non la si spegne subito, penso che verrà scatenato un evento particolarmente emergenziale e traumatico, che farà capire ad AGCOM e al governo tutto, il grosso muro dove stavano andando a sbattere (perfettamente prevedibile, nulla di sorprendente).