Sulla base di alcune intercettazioni radio, l’intelligence militare ucraina, GUR, avrebbe scoperto che sul campo di battaglia la Russia si starebbe servendo dei terminali Starlink, di proprietà di SpaceX.
A fare luce su quanto sta accadendo, un’inchiesta di Guerre di Rete, il progetto di informazione cyber a cura di Carola Frediani. Un’indiscrezione che, se confermata, potrebbe avere diverse implicazioni sul prosieguo del conflitto.
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Starlink in mano alla Russia: cosa sappiamo
Un rappresentante del ministero ucraino della Difesa, RBC-Ukraine Andriy Yusov, ha dichiarato che “Sono stati registrati casi di utilizzo di questi dispositivi da parte degli occupanti russi. Questo sta iniziando ad assumere una natura sistemica”.
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I due uomini che si sentono nella registrazione parlano in russo su come ottenere Starlink e dicono espressamente che gli arabi gli fornirebbero tutto ciò che serve, come cavi, Wi-Fi, router e così via, a un costo a dispositivo di 200.000 rubli russi, pari a circa 2.200 dollari.
L’intelligence ucraina accusa direttamente la 83° Brigata d’assalto russa vicino a Klishchiivka e Andriivka, nella regione di Donetsk, anche sulla base di video diffusi sui social media in cui si vedono volontari russi con terminal Starlink.
Dal canto loro, SpaceX e il CEO Elon Musk hanno smentito di aver venduto alla Russia, sia in maniera diretta che indiretta, così come l’acquisto dei suoi terminali a Dubai e da lì consegnati alla Russia tramite intermediari.
A rafforzare la smentita Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin, che ha detto espressamente che Starlink non può essere fornito ufficialmente alla Russia né utilizzato in alcun modo.
L’importanza di Starlink per l’Ucraina
Nella guerra russo-ucraina i satelliti sono diventati protagonisti per il ruolo assunto da Starlink a supporto delle truppe ucraine.
Starlink è la rete di satelliti in orbita bassa di SpaceX, una costellazione di 3.335 satelliti attivi, che permette accesso a Internet ad alta larghezza di banda a 45 Paesi, anche se gran parte del traffico proviene proprio dall’Ucraina, che ha consentito le comunicazioni tra le truppe ucraine e che è stato uno degli strumenti di risposta militare e civile del Paese all’invasione della Russia, permettendo per esempio l’invio di droni sulle postazioni russe e la trasmissione di video in diretta ai comandanti dell’artiglieria.
Secondo lo sviluppatore ucraino Dimko Zhluktenko, a capo di un’organizzazione che si occupa di raccogliere forniture per i militari, tra cui anche terminali Starlink, questa tecnologia è “un ottimo prodotto per le forze ucraine, perché ci dà un vantaggio tattico sulle forze russe. In combinazione con gli UAV (i droni, ndr), Starlink rende il campo di battaglia più trasparente possibile. Gli ucraini vedono letteralmente l’intera linea del fronte in diretta in 4K nel centro di comando. Questo permette agli ucraini di prendere decisioni ben informate e impedisce ai russi di lanciare attacchi a sorpresa”.
Cosa dicono gli esperti
Diverse sono state le interpretazioni sulle accuse e sulla difesa in merito all’uso di Starlink da parte dei russi.
Eliot Higgins, direttore della testata investigativa Bellingcat, ritiene che la smentita di SpaceX e Musk riguardi il territorio russo e non i territori occupati da Mosca in Ucraina, mentre secondo Zhluktenko le prove del fatto che i terminali Starlink sono in mani russe sono abbastanza da poterlo confermare.
Rispetto al passato, in cui si riusciva ad arginare il problema bloccando il terminale, finito in mani sbagliate, attraverso il supporto della casa madre, stavolta si tratta di un uso più massiccio, e quindi più difficilmente gestibile.
L’acquisizione di questi terminali non finisce con l’acquisto dei kit, in quanto segue, poi, necessariamente, l’attivazione del servizio a pagamento. Aggiunge Zhluktenko che i russi hanno tentato l’acquisto di alcuni terminali in Polonia per testarli e poi li hanno fatti arrivare al fronte attraverso la Bielorussia.
Visto che il processo è andato a buon fine senza intoppi, hanno avviato l’acquisto massivo. I russi hanno capito come sfruttare il geofencing (l’utilizzo di dispositivi capaci di determinare la propria posizione (location-aware), per esempio smartphone, usati come terminali di un location-based service (LBS), per approfondire) per “limitare i luoghi in cui il terminale deve funzionare” e “Al momento il limite è la linea del fronte e circa 15 km nei territori occupati.
Ogni volta che si avvia un terminale Starlink, deve imparare le coordinate esatte per collegarsi al satellite.
Ma l’introduzione o la reintroduzione del cosiddetto geofencing per bloccare l’uso di Starlink da parte della Russia sulla linea del fronte potrebbe avere ripercussioni anche sui dispositivi dell’esercito ucraino, data la vicinanza delle posizioni delle due parti”.
Infatti, come evidenzia James Marques, analista della difesa di GlobalData, “Se la Russia li utilizza molto vicino ai fronti, potrebbe essere difficile o addirittura impossibile triangolare terminali specifici e distinguere tra utenti russi e ucraini”.
Secondo Marques, la Russia acquista e trasporta i terminali tramite intermediari e passando in località difficili da controllare nel Caucaso e nell’Asia centrale.
L’effetto di Starlink sull’Europa
Christophe Grudler, membro del Parlamento europeo a capo del programma di connettività sicura del blocco, ritiene che il ruolo assunto da Starlink per le truppe ucraine nella guerra contro la Russia e l’attacco russo subito dalla rete satellitare KA-SAT di Viasat, di cui si serviva l’Ucraina, abbiano accelerato il bisogno dell’Europa di dotarsi di un proprio sistema.
Di recente, Thierry Breton, Commissario per il mercato interno UE, ha affermato che si sta lavorando al contratto spaziale più grande nella storia dell’Unione Europea.
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