Il CISO moderno (Chief Information Security Officer, il cui compito è quello di definire le strategie corrette per proteggere al meglio gli asset aziendali e mitigare i rischi informatici) deve possedere non solo competenze tecniche, ma anche poteri decisionali specifici per rispondere efficacemente a emergenze e incidenti.
Sette elementi sono essenziali:
Senza questa autorità, il problema spesso risiede nella mancanza di fiducia verso il predecessore o in un livello di autorizzazione intermedio invece che diretto con il CEO.
Nonostante la spinta decennale delle aziende di consulenza strategica, molte organizzazioni perseverano nell’errore di far riportare il CISO a un C-level, perdendo così la visione strategica e creando conflitti di interesse.
Il riporto diretto al CEO elimina necessità di legittimazioni multiple durante i breach, garantisce indipendenza trasversale e credibilità del ruolo, non solo della persona.
Ecco una guida pratica per fornire ai professionisti gli strumenti per valutare e negoziare i poteri necessari, trasformando ruoli consultivi in leadership strategica con autorità reale per proteggere l’organizzazione[1].
Come dicevamo, il CISO moderno deve possedere sette caratteristiche in grado di renderne efficace l’attività professionale.
Il CISO deve poter agire immediatamente in situazioni di emergenza senza attendere approvazioni multiple.
Durante un attacco ransomware o un data breach, ogni minuto conta e la burocrazia interna può trasformare un incidente gestibile in una catastrofe irrimediabile.
Modificare policy, framework e tecnologie di sicurezza dell’organizzazione rappresenta il secondo potere essenziale.
Senza questa autorità, il CISO diventa un mero esecutore di decisioni altrui, perdendo la capacità di adattare rapidamente le difese alle minacce emergenti.
In tal caso, la “C” di “Chief” è puramente ornamentale.
Controllare il proprio budget senza dipendere da altre funzioni elimina colli di bottiglia che possono ritardare implementazioni critiche.
La sicurezza richiede investimenti tempestivi che non possono aspettare cicli di approvazione standard.
Avere un team competente e risorse finanziarie adeguate trasforma il CISO da singolo esperto a orchestratore di capacità organizzative.
La sicurezza moderna richiede competenze multidisciplinari che nessun individuo può padroneggiare completamente. Inoltre, le ore giornaliere di ogni persona sono sempre 24.
Essere membro del leadership team almeno in ambito IT garantisce accesso alle decisioni tecnologiche che impattano la sicurezza.
Molte vulnerabilità nascono da scelte architetturali prese senza considerare implicazioni di sicurezza.
Essere membro del Change Advisory Board permette di valutare impatti di sicurezza di tutti i cambiamenti organizzativi prima della loro implementazione, prevenendo invece di dover rimediare dopo.
Poter sollevare questioni di sicurezza a tutti i membri della C-suite senza sentirsi in soggezione rappresenta l’autorità più strategica, permettendo di affrontare rischi che attraversano diverse funzioni aziendali.
Se il CISO non disponesse di tale autorità, il problema potrebbe risiedere nella mancanza di fiducia nei confronti del predecessore. Un CISO precedente inefficace o controverso può aver compromesso la credibilità del ruolo, richiedendo tempo per ricostruire fiducia e autorità.
Un livello di autorizzazione intermedio invece che diretto con il CEO crea inevitabilmente filtri e ritardi.
La tendenza di mettere il CISO a riporto di un C-level è pratica comune ma grave errore a cui sempre più organizzazioni stanno rimediando, sotto spinta decennale delle aziende di consulenza strategica che fatica ancora ad attecchire.
In caso di breach, l’intera azienda è coinvolta e non è necessario richiedere legittimazioni multiple dall’alto per gestire l’incidente efficacemente. Ne basta una sola, quando non è implicita nell’organigramma.
Una semplificazione che può determinare la differenza tra contenimento rapido e escalation incontrollata.
La C-suite, pur avendo visione approfondita delle operazioni verticali, potrebbe non disporre di visione trasversale sufficiente per gestire rischi che attraversano diverse funzioni organizzative.
Il CISO, riportando direttamente al CEO, ha l’indipendenza necessaria per fornire consulenza e implementare controlli trasversali senza conflitti d’interesse.
Riportare direttamente o, almeno indirettamente, al Board offre opportunità di comunicazioni periodiche, permettendo al CISO di condividere aggiornamenti sullo stato della sicurezza e gestione dei rischi con frequenza e dettaglio appropriati.
Se il CISO riporta a un executive, diventa difficile criticare serenamente le scelte tecnologiche del proprio superiore, creando un potenziale conflitto di interessi. Qualsiasi dipendente è meno propenso a sollevare problemi di sicurezza al proprio line manager, colui che firma le ferie e valida i bonus.
Se il CISO è sepolto nell’organigramma, non è in condizione di allineare efficacemente i programmi di sicurezza con strategia e missione organizzative.
Se anche venisse coinvolto nelle decisioni strategiche, il suo contributo sarebbe considerato troppo tecnico per essere rilevante per gli executive.
La perdita di rilevanza strategica della Funzione Sicurezza che il CISO rappresenta rende sostanzialmente inutile la sua presenza.
Il CISO potrebbe perdere la visione strategica a lungo termine del CEO o Board, focalizzandosi troppo su operazioni quotidiane e delivery dei servizi.
Il responsabile del CISO è un Direttore e la strategia diventa appannaggio del capo: il CISO fornisce contributo consultivo, tattico e spesso puramente tecnico.
La miopia operativa è pur sempre una miopia: si tratta di una situazione di svantaggio per il business che può essere risolta a costo zero, spostando una casella dell’organigramma.
Il CISO manca della credibilità necessaria per controllare risorse e attività non IT, specialmente nel momento del bisogno. Perché affidare tutto alla credibilità della persona invece che del ruolo, quando si possono avere entrambe?
In molte organizzazioni si chiama CISO ma in realtà è un Security Manager o al massimo Information Security Officer. La differenza non è semantica ma sostanziale: determina capacità decisionale, accesso strategico e autorità operativa.
Il CISO a riporto del C-level sostanzialmente sta facendo l’assessment del lavoro del proprio capo e dei colleghi pari grado. Questo assessment impossibile si configura come un palese conflitto di interesse.
Il line manager può filtrare informazioni verso l’alto e priorizzare budget secondo il proprio criterio, a discapito del rischio. Inoltre, qualsiasi pari grado del CISO può decidere di rallentare il lavoro del CISO senza neppure dover avere un livello dirigenziale.
I comportamenti scorretti da parte di membri apicali sono alla base dei peggiori scandali della storia aziendale.
Un CISO senza autorità adeguata non può fungere da controllo efficace contro questi rischi sistemici.
Inoltre, un CISO correttamente posizionato rappresenta l’anticorpo naturale contro i comportamenti disfunzionali, ma solo se dotato dell’autorità necessaria per agire indipendentemente dalle pressioni gerarchiche.
L’evoluzione del CISO da consulente tecnico a leader strategico richiede non solo competenze, ma anche autorità formale riconosciuta dall’organizzazione. Solo così può trasformare la sicurezza da funzione reattiva a vantaggio competitivo proattivo.
Investire nell’autorità del CISO non è costo organizzativo ma investimento strategico che si ripaga attraverso maggiore efficacia nella gestione del rischio e capacità di prevenire invece di rimediare.
La lezione è chiara: senza autorità adeguata, anche il CISO più competente rimane inefficace quando conta davvero, cioè quando meno te lo aspetti.
[1] Per approfondire le strategie di negoziazione dell’autorità, i framework per valutare la maturità organizzativa e gli strumenti per trasformare ruoli consultivi in leadership strategica, il Manuale CISO Security Manager fornisce metodologie operative per massimizzare l’efficacia del ruolo.