Guerre di Rete - L’assassinio di Kirk, i social e la Rete
《Guerre di Rete》是一份专注于网络战争、网络安全、隐私与人工智能伦理的独立新闻简报。它探讨了Charlie Kirk遇刺事件背后的网络文化与社交媒体影响,分析了技术资本对社会的深远影响,并关注网络安全威胁与AI技术的发展。 2025-9-14 16:46:21 Author: guerredirete.substack.com(查看原文) 阅读量:2 收藏

Guerre di Rete - una newsletter di notizie cyber
di Carola Frediani
N. 210 - 14 settembre 2025

Cosa è e come funziona la newsletter Guerre di Rete
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Il progetto editoriale Guerre di Rete
In più, il progetto si è ingrandito con un sito indipendente e noprofit di informazione cyber, GuerrediRete.it. Qui spieghiamo il progetto. Qui l’editoriale di lancio del sito.
Qui una lista con link dei nostri progetti per avere un colpo d’occhio di quello che facciamo.

L’assassinio di Kirk, i social e la Rete

L’assassinio di Charlie Kirk è e significa tante cose. Ma, per quanto riguarda la stretta prospettiva di questa newsletter, rappresenta anche l’incapacità di capire e soprattutto di spiegare alcuni fenomeni e accadimenti socio-politico-culturali, senza tenere conto di decenni di culture e sottoculture internet.

Ci sarà tempo per approfondire di più, forse, i moventi e i percorsi che hanno condotto Tyler Robinson, il presunto assassino di Kirk, a fare quello che ha fatto. Tuttavia, l’immediatezza della cronaca, per quanto limitata dall’assenza di informazioni decisive, si è scontrata anche con la difficoltà di molti media mainstream nel raccontare i fatti senza rischiare di farli travisare. Perché a volte il mero racconto dei fatti è insufficiente e quindi fuorviante, se non si entra nel merito dei dettagli. E tuttavia, i dettagli di un mondo digitale complesso e culturalmente stratificato sono difficili da far digerire a un pubblico di massa, di età e formazioni distanti (o così a volte pensa chi fa informazione. Già pensarlo però è un passo successivo rispetto a chi nei media neppure ne ha contezza, di quel mondo).

Ci ha provato, a navigare in queste acque difficili, il NYT, che non a caso ha mobiliato in un solo articolo alcune delle sue firme più esperte di cultura digitale, toccando temi che già venivano sviscerati su TikTok e altri social media, o ripresi da semplici commentatori online che hanno inondato di risposte le prime ricostruzioni giornalistiche.

Contrariamente ad alcuni politici e giornali italiani, le tre firme del NYT sono molto caute nel decifrare, ad esempio, le presunte scritte lasciate da Robinson sui bossoli e riportate in un affidavit, una dichiarazione giurata depositata venerdì in un tribunale dello Utah.

Per ognuna delle frasi (che includono parole, come fascista o bella ciao, nettamente connotate politicamente, soprattutto in Europa e ancora di più in Italia) i giornalisti, pur evidenziandone l’origine, ripercorrono il tortuoso e deviante percorso, che può andare dalla serie La Casa di Carta ai videogiochi, fino a molteplici meme e riferimenti internet: collegamenti fatti anche in contemporanea da molti utenti online che avevano familiarità con quei mondi. Alcuni hanno perfino evidenziato che “una versione della canzone Bella Ciao farebbe parte di una playlist di Spotify per Groypers, i seguaci di Nick Fuentes, il nazionalista bianco che occupa uno spazio politico a destra e in opposizione a Kirk”, scrive il NYT.

Un’analisi simile viene fatta anche da un articolo su Vanity Fair (che va anche più in dettaglio su alcuni aspetti), il cui sommario è già una buona sintesi. “Il sospettato Tyler Robinson avrebbe inciso sui bossoli dei proiettili dei messaggi che fanno riferimento ai videogiochi e alla cultura di internet, ma che difficilmente indicano un'ideologia coerente”. Mentre The Verge racconta come già dalle primissime notizie uscite sulle scritte, alcuni forum di gamer si infiammavano cogliendo vari riferimenti.

Sia ben chiaro: sarà probabilmente lo stesso Tyler a chiarire le sue affiliazioni politiche, se mai ce ne fossero, o quanto meno le sue posizioni ideologiche. E se non sarà lui verranno ricostruite nel tempo attraverso un’analisi dei suoi contatti, discorsi e altro. Non si tratta quindi di arrivare a una conclusione qui e ora. Ma quale che sia quella conclusione, a un livello meramente metodologico, si tratta di dire che nei primi giorni le informazioni emerse su di lui richiedevano una cautela che non è stata esercitata.

Come afferma, sul NYT, Emerson Brooking, ricercatore del think tank Atlantic Council, ed ex consulente di cyberpolicy per il Dipartimento della Difesa Usa, “è molto difficile individuare un'ideologia politica in questo miscuglio di riferimenti ai videogiochi e accenni a diverse sottoculture di internet”.

Intanto, nei giorni successivi, le ricadute online dell’assassinio si espandevano in molteplici onde, come uno stagno bersagliato da massi. Nell’immediato, i video dell'uccisione di Kirk sono diventati virali sui social media, scioccando gli utenti e rinfocolando le polemiche sulla moderazione dei contenuti. Ma anche sul design di piattaforme fatte per forzare engagement e views. Sotto attacco è finita la funzione di autoplay, che riproduce in automatico i video mentre gli utenti scorrono la pagina, una tattica per catturare immediatamente la loro attenzione ma che può comportare l'esposizione a contenuti molto sensibili. E non è un caso che siano proliferati poi articoli su come disattivare questa funzione.

Nel mentre Roblox, una piattaforma immersiva di gioco e creazione popolare fra i più giovani, rimuoveva decine di “esperienze” (un gioco personalizzato creato dagli utenti) dopo aver “riscontrato contenuti violenti su Charlie Kirk”. Significa che alcuni utenti hanno iniziato a pubblicare emoticon, magliette, badge e persino giochi dedicati a Charlie Kirk, cercando di ricreare la scena della sua uccisione.

Non solo. Dopo poche ore dal tragico evento, uscivano online delle liste di proscrizione che prendevano di mira chi aveva pubblicato sui social media dei post giudicati (dagli anonimi creatori di queste liste) troppo accondiscendenti verso l’uccisione di Kirk. Il caso più noto è il sito Charlie’s Murderers, “che è stato registrato lo stesso giorno in cui Kirk è stato ucciso. Il portale sta pubblicando le informazioni personali – come nomi utente dei social e indirizzi email – di coloro che dal punto di vista dei gestori starebbero celebrando l'orribile omicidio”, scrive Wired Usa. Con l'obiettivo minimo di far perdere loro il lavoro, e l’effetto immediato di far inondare anche utenti che non hanno glorificato in nessun modo l’uccisione di minacce di morte e di doxing (rivelazione pubblica di informazioni personali e sensibili, ad esempio dove si vive).

Tyler Robinson, il giovane assassino di Kirk, mi ricorda per certi versi Luigi Mangione (il presunto assassino del Ceo di UnitedHealthcare, Brian Thompson). E a proposito dei cortocircuiti e i percorsi non lineari del mondo internet, proprio la faccia sorridente di Mangione (già massicciamente oggetto di meme in modo disturbante) è riemersa sul sito di fast fashion Shein a guisa di “modello” che indossava una camicia floreale (immagine generata con AI), riporta BBC. “L'immagine in questione è stata data da un fornitore terzo ed è stata rimossa immediatamente dopo essere stata individuata”, ha poi dichiarato Shein.

CYBERCRIMINE E AI
Minacce moderne. Paga il riscatto o darò le tue opere in pasto all’AI

Artists&Clients è un sito che mette in contatto artisti indipendenti con clienti potenziali. Due settimane fa è stato colpito da un ransomware, un software malevolo che cifra i file e chiede un riscatto. Ma alla richiesta abituale di soldi ha aggiunto nel suo messaggio una minaccia aggiuntiva. “Se il riscatto non verrà pagato, pubblicheremo tutti i dati su questo sito Tor, compresi il codice sorgente e i dati personali degli utenti. Inoltre, invieremo tutte le opere d'arte alle aziende di intelligenza artificiale affinché vengano aggiunte ai dataset di addestramento”.
Via 404media.

LIBRI, AI, TECNOCAPITALISMO
Sul sito Guerredirete.it abbiamo ripreso a pubblicare articoli dopo la pausa estiva. E iniziamo subito con una bella intervista di Giuditta Mosca a Jathan Sadowski, autore del libro The Mechanic and the Luddite.

“Siate meccanici, siate luddisti”: così si resiste al tecnocapitalismo
Il meccanico comprende come funziona un sistema, il luddista sa perché è stato costruito. Il punto di vista di Jathan Sadowski, autore del libro The Mechanic and the Luddite.

Ne riporto un frammento abbastanza ampio:

“Le nuove tecnologie possono catturare quantità di dati così vaste da risultare incomprensibili, ma quei dati sul mondo resteranno sempre incompleti. Nessun sensore o sistema di scraping può assorbire e registrare dati su tutto. Ogni sensore, invece, è progettato per raccogliere dati su aspetti iper-specifici. Ciò può sembrare banale, come un termometro che può restituire un numero sulla temperatura, ma non può dirti che cosa si provi davvero con quel clima. Oppure può essere più significativo, come un algoritmo di riconoscimento facciale che può identificare la geometria di un volto, ma non può cogliere l’umanità soggettiva e il contesto sociale della persona. I dati non potranno mai rappresentare ogni fibra dell’essere di un individuo, né rendere conto di ogni sfumatura della sua vita complessa.

Ma non è questo lo scopo né il valore dei dati. Il punto è trasformare soggetti umani integrati in oggetti di dati frammentati. Infatti, ci sono sistemi che hanno l’obiettivo di conoscerci in modo inquietante e invasivo, di assemblare questi dati e usarli per alimentare algoritmi di targeting iper-personalizzati. Se questi sistemi non stanno cercando di comporre un nostro profilo completo e accurato possibile, allora qual è lo scopo?

Ecco però un punto importante: chi estrae dati non si interessa a noi come individui isolati, ma come collettivi relazionali. I nostri modi di pensare la raccolta e l’analisi dei dati tendono a basarsi su idee molto dirette e individualistiche di sorveglianza e informazione.

Ma oggi dobbiamo aggiornare il nostro modo di pensare la datificazione – e le possibili forme di intervento sociopolitico in questi sistemi guidati dai dati – per includere ciò che la giurista Salomé Viljoen chiama ‘relazioni “orizzontali’, che non si collocano a livello individuale, ma a scala di popolazione. Si tratta di flussi di dati che collegano molte persone, scorrono attraverso le reti in modi tali che le fonti, i raccoglitori, gli utilizzatori e le conseguenze dei dati si mescolano in forme impossibili da tracciare se continuiamo a ragionare in termini di relazioni più dirette e individualistiche.

Nel libro spiego che questa realtà delle reti di dati orizzontali indebolisce l’efficacia di interventi troppo concentrati sulla scala dei diritti individuali, invece che sulla giustizia collettiva. Se vogliamo salvaguardare la dignità umana contro la datificazione disumanizzante, allora possiamo farlo solo riconoscendo come i diritti e la sicurezza di tutti i gruppi siano interconnessi attraverso queste reti guidate dai dati. In altre parole, la dignità e la sicurezza di un gruppo di persone colpite da sorveglianza e automazione è legata alla dignità e alla sicurezza di tutte le persone all’interno di questi vasti sistemi sociotecnici che letteralmente connettono ciascuno di noi”.

APPROFONDIMENTI; LINK VARI

WHATSAPP/SICUREZZA
L'ex responsabile della sicurezza di WhatsApp Attaullah Baig ha appena intentato una causa contro Meta, accusandola di aver ignorato gravi falle nella sicurezza e nella privacy che metterebbero a rischio miliardi di utenti dell'app di messaggistica. Nella causa, Baig ha affermato che migliaia di dipendenti di WhatsApp e Meta potevano accedere a dati sensibili degli utenti, tra cui immagini del profilo, posizione, appartenenza a gruppi ed elenchi di contatti. Inoltre Meta, sempre secondo la causa, non avrebbe affrontato in modo adeguato l'hacking di oltre 100.000 account al giorno respingendo le proposte per rimediare alle falle di sicurezza.
NYT.

IPHONE / CYBERSICUREZZA
I nuovi iPhone 17 e iPhone Air hanno una tecnologia di sicurezza (Memory Integrity Enforcement o MIE) pensata appositamente per combattere i fornitori di servizi di sorveglianza e i tipi di vulnerabilità su cui fanno maggiormente affidamento. A detta di vari esperti sentiti da TechCrunch, questa innovazione alza il livello di sicurezza dei dispositivi e rende più costosi e complessi gli attacchi di spyware.

CINA/LEAK
Il Great Firewall cinese sembra aver subito una fuga di dati. Sono stati divulgati oltre 500 GB di codice sorgente, log e comunicazioni interne. Via Brian Krebs.

AI E BOLLE
Se ci fosse una bolla AI e questa scoppiasse, cosa succederebbe? Un'analisi del professore di Princeton Arvind Narayanan. (VIDEO in inglese)

—> INFO SU GUERRE DI RETE
Guerre di Rete è un progetto di informazione sul punto di convergenza e di scontro tra cybersicurezza, sorveglianza, privacy, censura online, intelligenza artificiale, diritti umani, politica e lavoro. Nato nel 2018 come newsletter settimanale, oggi conta oltre 14.000 iscritti e da marzo 2022 ha aggiunto il sito GuerreDiRete.it.
Nell’editoriale di lancio del sito avevamo scritto dell’urgenza di fare informazione su questi temi. E di farla in una maniera specifica: approfondita e di qualità, precisa tecnicamente ma comprensibile a tutti, svincolata dal ciclo delle notizie a tamburo battente, capace di connettere i puntini, di muoversi su tempi, temi, formati non scontati.
Il progetto è del tutto no profit, completamente avulso da logiche commerciali e di profitto, e costruito sul volontariato del gruppo organizzatore (qui chi siamo).
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