Perché è il momento di fare (e informare)
2024-10-11 23:31:59 Author: www.guerredirete.it(查看原文) 阅读量:0 收藏

Se, come scrive Kate Crawford, l’intelligenza artificiale è un “registro del potere” (esistente), la cybersicurezza è il terreno dove il potere viene messo in discussione, si riorganizza, si sfida e, a tratti, si mostra vulnerabile. Deve essere anche per questo che il mondo della “cyber” è sempre stato così variegato, attirando soggetti e interessi diversi o addirittura opposti, mescolando nello stesso calderone Stati e gruppi antistatali, politica internazionale e vissuti quotidiani, democrazie e dittature, multinazionali e attivisti.

Se, fino a qualche anno fa, questi ambienti potevano ancora essere percepiti come una frontiera, a volte entusiasmante altre volte bislacca, ma sempre arcana agli occhi di chi non ne faceva parte, oggi non è più così.
Oggi è il momento della riterritorializzazione, del tentativo di riassumere il controllo da parte degli Stati e di grandi imprese. Oggi la cybersicurezza è al centro di dinamiche di potere, di geopolitica, di economia, anche se lo fa in modo trasparente, come un tessuto connettivo tra le articolazioni, che rimangono bloccate se questo viene leso.

E quando succede, le conseguenze si abbattono sui singoli cittadini come un’improvvisa siccità o un’alluvione causate dal cambiamento climatico: se ne è parlato per anni, ma nessuno ha fermato il cataclisma, e nessuno sa a chi addossare le responsabilità del disastro. I danni sono esternalizzati. Le soluzioni offerte sono nel migliore dei casi delle toppe, nel peggiore mero marketing.

Certo, le persone godono di dispositivi sempre più potenti e mediamente sicuri rispetto al passato, ma l’insicurezza si è spostata dall’apparecchio individuale ai dati personali disseminati e persi tra società private, intelligence e apparati statali. E ai servizi erogati online, divenuti indispensabili in una società digitalizzata.
Nel mentre, gli Stati predicano di innalzare le difese e sognano capacità offensive. Il mercato è gasato per gli investimenti in arrivo. Le imprese di altri settori cercano di correre ai ripari e intanto di sopravvivere silenziosamente agli incidenti. 

In tale scenario – reso ancora più teso da questi giorni di guerra – i cittadini sono sempre più consapevoli di come la cybersicurezza si intrecci con la privacy, i diritti umani, la libera espressione del proprio io, le attività economiche, i servizi statali, la partecipazione al dibattito pubblico, lo scontro ideologico, la democrazia, i conflitti. Eppure, possono contare su pochi riferimenti politici, culturali e mediatici per leggere e interpretare la realtà. Anche farsi una banale opinione è un’impresa se mancano i fatti.

Ed è per questo che abbiamo deciso di fare la nostra parte. Pensiamo che fare informazione su questi temi non sia più rimandabile. E che, specie in Italia, ci siano ampi vuoti da colmare. Questo progetto, nato dalle esperienze di due associazioni no profit, Guerre di Rete e Cyber Saiyan, entrambe impegnate, in modo diverso, nella divulgazione di temi cyber, vuole fare un passo in più e creare un luogo di giornalismo di qualità dedicato alla realtà appena descritta e rivolto a tutti, anche a chi non fa parte di questo mondo ma sente l’urgenza di capirlo meglio. Siamo piccoli, abbiamo poche risorse, e facciamo tutto questo come associazioni senza scopo di lucro, semplicemente perché ci piace e ci crediamo. E perché pensiamo che qualcuno debba farlo.

Gli articoli che troverete in questo sito sono scritti da giornalisti competenti in materia. Per fare una buona informazione bisogna iniziare a sostenere i giornalisti, anche economicamente. Il progetto nasce da questa convinzione. E anche dall’idea che non sia necessario rincorrere le notizie di tutti i giorni, e tanto meno i clic facili. In ogni caso non ci interessa. Pertanto qui partiremo con una serie di approfondimenti, all’insegna dello slow journalism, di un’informazione che vuole raccontare in modo accurato e chiaro le vicende più significative, con trasparenza, e con toni misurati. Un’informazione accessibile a chiunque: vogliamo parlare a tutti, perché questi temi sono rilevanti per l’intera società.

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Si chiama Guerre di Rete, come la preesistente e omonima newsletter e associazione, a cui è collegato. In un certo senso, pensatelo come il figlio di Guerre di Rete e Cyber Saiyan, un Guerre di Rete junior.
Come tutti i figli, al di là dell’imprinting e delle aspettative dei genitori, diventerà qualcosa di diverso e originale. E se crescerà, lo farà anche grazie ai contributi di una vivace comunità. Grazie ai vostri contributi, quale che sia la forma.

Anche se non mancheremo di aggiornarvi costantemente sul progetto, questo è quanto possiamo dirvi oggi. Non sappiamo come evolverà, se andrà bene o male, quanto durerà, come sarà il futuro; ma sappiamo che la nostra parte la stiamo facendo. Perché come diceva un vecchio maestro: “Fare o non fare. Non c’è provare”.


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